Ho letto “La casa dei segni – viaggio nella memoria della terra del Frignano”, una raccolta di racconti de I Semi Neri, Elis Colombini Editore, 2018 (307 pagine, 15,00 euro). È il libro ideale per chi è appassionato di Storia, quella con la ‘S’ maiuscola, in quanto I Semi Neri si tuffano letteralmente in essa: ogni racconto, frutto di fantasia, è ambientato in epoche storiche differenti e in luoghi abitati da persone realmente vissute, sui quali gli autori hanno compiuto lunghe e dettagliate ricerche. Il risultato è un viaggio ideale lungo i secoli, alla scoperta di piccoli borghi tra le montagne del Frignano che, per vari eventi storici, costituiscono un interessante intreccio di differenze storico- geografico e antropologiche per usi, costumi e tradizioni. Questi territori antichi hanno visto nascere storie e leggende, ideale fonte di ispirazione per ogni scrittore.
Gli otto autori dell’antologia, ciascuno con un proprio racconto, riescono a ricreare l’atmosfera dei ‘vagg’, antica pratica della civiltà contadina che consisteva nell’usanza di ritrovarsi nella casa di uno o dell’altro, per trascorrere insieme le fredde serate invernali, raccontando storie, nel vivo rispetto della tradizione orale, grazie alla quale queste storie sono arrivate fino ai nostri giorni.
Il viaggio comincia con il primo racconto “La lunga notte”, ambientato negli anni ottanta, in una gelida notte di dicembre, quando due giovani fidanzati, dopo aver lasciato l’abitazione di un’amica presso la quale avevano trascorso la serata, partono in auto per rientrare nelle rispettive case, in precarie condizioni climatiche che preannunciano la neve. Quando l’auto si ferma in panne, i due decidono di procedere a piedi mentre comincia a nevicare e, dopo una brutta scivolata della ragazza, con la gamba forse fratturata, trovano rifugio nella cantina di un casale abbandonato. È un’epoca in cui non ci sono i cellulari e non si riesce a chiedere soccorso. Così i due giovani si aiutano a vicenda: per evitare di addormentarsi, con l’alto rischio di congelare, lui domanda alla ragazza di raccontare una storia. E così una dopo l’altra, emergono racconti dal passato che costituiscono quindi il contenuto del libro. Storie tutte collegate da quel racconto-cornice iniziale che tutte le contiene e le raccoglie.
Sono storie bellissime, con i loro protagonisti, uomini buoni e fedeli, padri amorevoli che amano lavorare la terra e vivere nei boschi, a stretto contatto con la natura e gli animali, donne miti o passionali, energiche o sognatrici, dedite alla cura della casa e dei riti legati alle stagioni e alla natura. Non manca chi fronteggia streghe e briganti e chi beve e mangia in occasione di feste, alternando il lavoro al riposo, non dimenticando i momenti di preghiera e di devozione al santo di turno, nella speranza di avere in dono pace, benessere e tranquillità e tenere lontane guerre, malattie e carestie.
Ogni storia è intervallata da un affettuoso scambio di parole di conforto reciproco dei due fidanzati nella notte nevosa, che costituiscono una sorta di fil rouge dell’intero libro, secondo la stretta morale cristiana, e da un brevissimo commento sui fatti narrati, che invoglia il lettore a leggere una storia dopo l’altra, come trascinato in un tempo senza tempo, dove tutto sembra dilatato pur seguendo l’alternanza delle stagioni, degli inverni nevosi e delle primavere dai cieli tersi e assolati.
“La casa dei segni” è un bel libro che intrattiene e avvicina il lettore curioso alla grande storia e fa sorgere la curiosità di andare a scoprire dal vivo i borghi dove i racconti sono ambientati.
Nicoletta Ignatti