Ho letto “Mutina, giorni senza sole” di Gabriele Sorrentino, Edizioni Artestampa 2020 (419 pagine, 18,00 euro), un romanzo storico intrigante, corposo e dalla trama avvincente. Si tratta del terzo volume della trilogia dedicata a Mutina, iniziata con “L’alba dell’Impero” e proseguita con “Geminiano e il crepuscolo degli Dei”. Ogni libro, pur facendo parte di un continuum, ha una sua autonomia.
Il romanzo comincia nel 536 d.C., l’anno senza sole, forse a causa delle eruzioni di diversi vulcani che provocarono una sorta di lungo inverno, un generale peggioramento climatico aggravato nella nostra penisola dalla pestilenza diffusa durante la Guerra Gotica. E’ interessante pensare che “giorni senza sole” sia una metafora riferita all’attuale emergenza pandemica, ma la coincidenza, per quanto puntuale, ci porterebbe fuori strada: in questo libro la vera protagonista è la Storia di Modena.
La grande forza del romanzo storico sta nell’accompagnare il lettore in un viaggio nel tempo, in questo caso per esplorare un periodo poco conosciuto come quello compreso tra il lungo declino dell’impero romano e gli inizi di una nuova fase che porterà al Medioevo. E’ il periodo successivo alla Guerra Gotica e Mutina è una terra di confine, contesa tra l’Esarcato e il Regno Longobardo. Una città che affonda nel fango, tra le macerie di un passato che anche in questa ex colonia romana ha portato riflessi gloriosi, sospesa nelle incertezze del futuro. La sofferta transizione è lacerata da conflitti religiosi tra pagani e cristiani, ma anche dalle lotte che coinvolgono Ariani, Niceni e la stessa Chiesa Orientale travagliata dallo Scisma dei Tre Capitoli. Come se non bastasse, su Mutina incombe la guerra, che vede da un lato i sostenitori dell’Impero d’Oriente e dall’altro i duchi longobardi.
In questo contesto così complicato, molto ben ricostruito dal punto di vista storico, prende vita un’intricata trama, arricchita da misteriosi omicidi che si verificano in città e da una vera e propria spy story ante litteram. Tanti i personaggi e le vicende che si intersecano: tra questi, Pietro Nonnico, discendente di una famiglia molto influente, in cerca della verità sulla morte del padre; la temeraria Gaia Audefedica, romana, andata in sposa al longobardo Idelchis, che fugge per crescere i figli secondo la fede nicena; la spregiudicata Sofia, dal passato misterioso e al centro di oscure trame; il vescovo Antonio, che si dedica a ricostruire la vita del grande predecessore Geminiano, fa di tutto per difendere l’autonomia di Mutina e mantenere la pace.
Il romanzo è un caleidoscopio di personaggi e situazioni impossibili da elencare, che dimostra quanto fertile sia la creatività dell’autore, accompagnata da una solidissima capacità di ricostruzione e narrazione storica, molto precisa anche negli aspetti urbanistici e architettonici. Sono romanzi come questo che rendono la storia davvero pop, nell’accezione culturale definita da Umberto Eco.
Dopo aver letto “Mutina, giorni senza sole” e gli altri libri della trilogia, non sarà più possibile guardare Modena con gli stessi occhi, perché le strade tante volte percorse e gli edifici familiari del centro storico si animeranno di voci antiche e di una nuova profondità che ci porta a ritroso nel tempo fino a trovare le nostre radici.
Patrizia Gazzotti