Ho letto “I giorni di Vetro”, il secondo romanzo di Nicoletta Verna, e questo è il mio commento.

Il libro racconta la storia di Redenta che nasce in Romagna, a Castrocaro il 10 giugno 1924. Nasce con la scarogna (ovvero la sfortuna, la iella) e tutti stavano a vedere se moriva. Proprio in quei giorni giunge voce del rapimento di Matteotti, il cui corpo viene poi ritrovato a Roma, nel bosco della Quartarella. 

Redenta vive, mentre i suoi tre fratelli sono nati morti prima di lei, si pensa che sia la malasorte dei fratelli morti prima di essere battezzati, ma i loro fantasmi le compariranno nei momenti difficili e le staranno accanto per confortarla. 

Redenta è l’io narrante che racconta la sua vita nella prima parte della storia.

Bruno il suo vero amore, lo conosce dalla Fafina, la nonna che fa l’infermiera e accudisce i bambini rimasti senza genitori. Bruno è il più grande e si prende cura di tutti. Redenta scopre di avere la poliomielite che le impedisce di muoversi, la affligge con dolori fortissimi e Bruno le rimarrà vicino, aiutandola a sopportare la malattia e cercando di farle conoscere gli aspetti belli della vita.

L’autrice trascina il lettore nella Storia che si rivela in modo tragico con tutta la sua brutalità.

A Castrocaro arriva Vetro, un militare, bello, alto, tutte le donne lo ammirano, è in divisa, è distinto. Ha un occhio di vetro a causa di un’azione bellica avvenuta in Africa orientale in seguito all’attentato al generale Graziani. In Etiopia, la vendetta si scatena con ferocia nei confronti della popolazione che aveva opposto resistenza agli italiani. Vetro e il padre di Redenta avranno un ruolo in quella circostanza; così Vetro sposerà Redenta rivelando verso la moglie tutta la cattiveria, la bestialità, la brutalità possibile.

Nella seconda parte del romanzo, l’io narrante è Iris, l’alter ego di Redenta, istruita, coraggiosa, si unisce a Diaz nella Resistenza, creando un gruppo di partigiani sull’Appennino. 

In un alternarsi di azioni tra i partigiani e i fascisti, Iris deve colpire Vetro, e in questo disvelarsi di incontri, di azioni, di scontri e di torture si scopre la doppia identità della donna che per colpire Vetro affronta una serie di azioni estreme e coraggiose.

Il libro delinea un’immagine potente dei personaggi femminili. Ho apprezzato l’uso del dialetto che porta il lettore a sentirsi vicino ai protagonisti e a entrare nelle loro storie personali. 

L’autrice ha detto: “Ho scelto di raccontare il passato per parlare della violenza del presente. Il tema principale del romanzo è la violenza come primordiale e inevitabile forma di interazione fra gli esseri umani.” 

Ne consiglio la lettura per riflettere su un periodo difficile, tragico, che ha attraversato il nostro paese durante la seconda guerra mondiale.

 “I giorni di Vetro” di Nicoletta Verna, edizioni Einaudi Stile Libero Big, 2024, pagine 448, 20,00 euro.

Marisa Piccioli

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