Da appassionato di Carlo Magno e medievista ho letto con grande interesse e curiosità Karolus (Mondadori, 2023), romanzo storico dell’autore milanese Franco Forte, del quale avevo già letto Carthago, qualche anno fa. Comincio col dire che il libro mi è piaciuto davvero. La prosa di Franco Forte è molto pulita e piacevole. L’ambientazione è resa nel complesso piuttosto bene. Ho apprezzato l’approccio intimista a un personaggio poderoso come Carlo Magno, un uomo dalla personalità poliedrica capace di essere bonario e violento, godereccio e pedante. L’autore, infatti, sceglie di mostrarci molti aspetti della vita privata del protagonista, a cominciare dal rapporto col padre Pipino e soprattutto con la madre Bertrada (Berta), donna formidabile, intrigante e invadente che di certo ha contribuito a instradare la vita del figlio nel nome della ragion di stato. Franco Forte pone l’accento proprio sulle donne che hanno influito sulla vita di Carlo. Il rapporto, davvero bello, con la sorella Gisela – personaggio veramente riuscito – e con le numerose mogli (ben cinque) e concubine del re franco e poi primo sovrano del Sacro Romano Impero.
Carlo Magno ebbe una vita lunga per i tempi (ben 72 anni) e vide morire tutte le sue mogli e almeno otto dei suoi tredici figli (di alcuni non si conosce con precisione la data di morte): la disperazione del sovrano per queste continue tragedie e il suo rapporto con la Fede sono rese a mio avviso con notevole efficacia. Stupendo il finale in cui l’autore riesce a raccontare la morte del sovrano con grande poesia, tanto da strappare una lacrima anche al lettore più cinico.
Come già avevo notato in Carthago, l’autore preferisce osservare da lontano alcuni degli eventi principali della storia che sta raccontando. Gli eventi principali vengono raccontati tramite le sensazioni del protagonista dopo che sono avvenuti. In Karolus, quindi il lettore non vive in presa diretta le principali battaglie combattute da Carlo e anche alcuni dei momenti più importanti vengono mostrati in differita. È una scelta narrativa non consueta, che consente all’autore di concentrarsi di più sui sentimenti e meno sull’azione, ma che in qualche punto può spiazzare il lettore che si è preparato pagina dopo pagina al grande evento. Scelta ancora più particolare se pensiamo a come l’autore indugi, per esempio, sulla corposa vita sessuale del protagonista, uomo di appetiti davvero insaziabili. A parte questa scelta narrativa, ci sono un paio di punti della storia dove l’interpretazione di Franco Forte è molto personale, rispetto alle fonti storiche. Faccio solo un paio di esempi. Quando si parla di Roncisvalle, si narra di un agguato saraceno, mentre mi risulta che furono i Baschi ad aggredire la retroguardia di Rolando. Ancora, nel raccontare le campagne di cristianizzazione forzata dei Sassoni, l’autore si concentra molto sull’aspetto religioso di Carlo, senza soffermarsi sul risvolto politico della conversione del nemico: integrare i Sassoni nel sistema di governo franco, tramite l’azione dei missionari. Infine, l’uso del termine “Bisanzio” al posto di “Costantinopoli” è a mio avviso anacronistico nel periodo in cui è ambientato il romanzo, quando è capitale dell’Impero d’Oriente i cui abitanti si definiscono “Romani”. Bizantino, infatti è un termine della storiografia moderna e in particolare illuminista. A mio avviso, un romanzo così ben fatto avrebbe forse meritato una breve nota finale dell’autore con la spiegazione di queste scelte narrative.
Karolus è in ogni caso un libro importante, che mi ha consentito di ripassare la vita e le imprese di Carlo Magno, uno dei personaggi più importanti della storia europea.
Gabriele Sorrentino