Alessandro Tassoni (1565-1635) è certo una delle figure di letterato più note a Modena, tanto da meritare una scultura addirittura ai piedi della Ghirlandina, nonché l’intitolazione di una via e di un Liceo Scientifico.
La Secchia Rapita è il poema eroicomico dove il grande poeta mescola personaggi reali e inventati in un “puré sovrastorico” (sono parole di Montanari) che copre i secoli XIII (quello della Battaglia della Fossalta del 1249), XIV (Battaglia di Zappolino del 1325 quando la secchia fu effettivamente trafugata durante i saccheggi) sino ai secoli XVI-XVII con i rimandi, spesso spietati nell’ironia, a personaggi e situazioni contemporanei a Tassoni.
E’ un poema noto eppure non conosciuto in tutte le sue sfaccettature con cui si è cimentato nel 2015, anno del 450° della nascita del poeta, Gian Carlo Montanari nel suo volume Attualità e meraviglie de La secchia rapita (Mucchi, pp. 220, euro 22,00). L’autore si è concentrato soprattutto sulla genesi e sull’importanza della figura del conte di Culagna forse il personaggio più noto dell’opera che Tassoni presenta con questi versi: “Chi dal monte il dì sesto, e chi dal piano/ dispiegò le bandiere in un istante; e ‘l primo ch’apparisse a la campagna / fu il conte de la Rocca di Culagna”.
Ancora “Avea ducento scrocchi in una schiera, mangiati da la fame e pidocchiosi; ma egli dicea ch’eran duo mila e ch’era / una falange d’uomini famosi”.
Un personaggio che aveva un pavone dipinto sulla bandiera e che probabilmente è ispirato ad Alessandro Brusantini, figlio di Paolo, due nobili ferraresi divenuti modenesi con cui il poeta ebbe diversi screzi.
La Secchia Rapita, infatti, è un’opera che viene composta (1614-1622) in un periodo storico complesso per Modena, quando l’arrivo della Corte del Duca Cesare d’Este da Ferrara (1598) aveva creato forti attriti tra i modenesi e i ferraresi che, collocati in posizioni di potere, erano visti come arroganti e usurpatori.
In questo clima Tassoni costruisce il suo poema, facendo convivere personaggi reali e inventati, centrifugando le vicende di due secoli di storia medievale di Modena, dissacrando l’idea stessa di poema eroico, tanto che la Secchia rubata dai modenesi ai bolognesi, novella Elena di legno, scatena la guerra tra le due città.
Il prof. Montanari è meticoloso a ricostruire il clima in cui il poema viene composto e a rintracciare i personaggi reali che si celano dietro le maschere tassoniane, in un testo dove i contemporanei del poeta certo erano in grado di riconoscere propri concittadini o antenati. Montanari, grande conoscitore di Modena, scandaglia il poema censendo gli uomini e le donne che Tassoni ha voluto omaggiare, irridere, o stilettare.
Il risultato è un testo critico di grande interesse sull’opera più importante di uno degli autori modenesi più illustri e conosciuti, un’opera che, dietro la facciata faceta, cela contenuti di grande profondità per comprendere l’epoca in cui venne composta.
Gabriele Sorrentino
Quello che meraviglia è il linguaggio semplice con il quale Montanari ci presenta la sua visione di Alessandro Tassoni, con leggerezza e onestà. Il saggio “Attualità e meraviglie de La Secchia Rapita” ci porta con piacere alla scoperta di uno scrittore di quattrocento anni fa, Alessandro, un uomo attuale, per il suo carattere irriverente e beffardo, per la sua capacità di incantarci con l’invenzione poetica, anche quando questa serve a prendere in giro personaggi scomodi, o a sfogare rabbie represse o risentimenti. E quello che personalmente trovo vera è la considerazione che in fondo la poesia è lo sbocco dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni. Anche se la vita sta prima dei versi poetici, come sta dopo perché – come dice Montanari- la vita ha il suo corso, le sue ragioni, la sua tragicità. Forse anche questo è un modo di comprendere il passato, pensando che in fondo le emozioni di oggi sono le medesime di chi ha vissuto secoli fa. (Daniela Ori 8 maggio 2016).